September 29, 2012

I terremoti che stanno spaccando la placca indo-australiana


I due eventi sismici che ad aprile di quest'anno hanno scosso l'Oceano Indiano avrebbero innescato la frattura della placca oceanica indo-australiana, generando un nuovo margine di placca. 

A loro volta, questa coppia di terremoti del 2012 sembra una conseguenza a lungo termine del tragico terremoto verificatosi ad Aceh nel 2004, che ha prodotto un processo di trasferimento degli stress fra le placche.

Un nuovo margine di zolla si starebbe formando tra le placche tettoniche oceaniche indiana e australiana in seguito ai grandi terremoti di magnitudo 8,6-8,7 e 8,2 che si sono verificati al largo delle coste di Sumatra l’11 aprile 2012. E’ questa l’ipotesi fatta in due studi pubblicati sulla rivista “Nature”, a prima firma rispettivamente Matthias Delescluse dell’Ecole Normale Supérieure di Parigi e Han Yue dell’Università della California a Santa Cruz, e corroborata da un terzo studio - a prima firma Fred F. Pollitz dello U.S. Geological Survey e pubblicato sempre su “Nature” - in cui è preso in esame l’impatto sismico a scala globale di quei terremoti.

Nel primo articolo,  Delescluse e colleghi mostrano, sulla base del calcolo delle variazioni nei cosiddetti stress di Coulomb, come i "terremoti gemelli" dell’11 aprile 2012 facciano parte di una processo continuo di deformazione intraplacca (ossia all’interno e non ai margini di una placca) tra India e Australia che è stato innescato dai due mega-terremoti di Aceh del 2004 e di Nias del 2005, in conseguenza di un processo di trasferimento di stress rilevato in altre zone di subduzione.

“Il rilassamento viscoso nel mantello dell’astenosfera, che dura ancora, dopo diversi anni dalla megascossa di Aceh - osservano gli autori - spiega l'intervallo di tempo tra 2004 ed eventi intraplacca del 2012. Su una scala temporale breve, gli eventi del 2012 forniscono nuovi elementi di prova per l'interazione tra le megascosse all'interfaccia di subduzione e la deformazione intraplacca al largo. Su una scala temporale geologica più lunga, la placca australiana, spinta dalle forze di slab pull [in sostanza, il peso dei piani di subduzione] nella fossa della Sonda, si sta staccando dalla placca indiana, che è soggetta alla resistenza del fronte himalayano.” 


La mappa mostra i confini delle placche tettoniche terrestri nella zona, e gli epicentri (stelle rosse) dei due grandi terremoti del’11 aprile 2012. (Cortesia Keith Koper, University of Utah Seismograph Stations)

Alla stessa sostanziale conclusione è arrivato anche il secondo studio, nel quale è condotta una dettagliata analisi degli eventi sismici dell’11 aprile 2012, che ha permesso di mostrare come la scossa iniziale - durata circa 160 secondi, seguita circa due ore dopo da una scossa di assestamento di magnitudo 8,2 - abbia determinato una frattura estremamente complessa lungo quattro linee di faglia. La prima, lunga circa 55 chilometri, è stata interessata da uno scivolamento di quasi 36 metri, la seconda, ortogonale alla precedente e lunga fra 35 e 70 chilometri, ha sperimentato uno spostamento di nove metri, la terza, parallela alla prima e di lunghezza paragonabile, si è mossa di 25 metri, mentre la quarta, anch’essa parallela alla prima ma più a nord-ovest, ha subito uno scivolamento verso il basso di circa sette metri.

Inoltre, secondo le analisi condotte in questo studio, l’energia del primo terremoto sarebbe stata circa 40 volte superiore rispetto a quella finora stimata (e ipotizzata negli altri due articoli), con una magnitudo 8,7 invece che 8,6. (Le incertezze derivano dall’uso di diversi metodi sismologici, in particolare dall’utilizzo di bande di frequenza differenti: a volte possono servire uno o due anni di analisi per arrivare a una stima precisa condivisa di un evento).


“Questo terremoto è verosimilmente il più grande terremoto intraplacca di cui si abbia una registrazione sismica”, osservano i ricercatori. “Si tratta di un processo geologico. Ci vorranno milioni di anni per formare un nuovo margine di placca e, molto probabilmente, ci vorranno migliaia di simili terremoti di grandi dimensioni perché questo accada", ha osservato Keith Koper, coautore dello studio.  



Il passaggio dalla collisione fra placche alla subduzione di una parte di quella indiana sotto quella della Sonda sarebbe all'origine della frantumazione della placca indo-australiana (Cortesia Keith Koper)

Il terzo articolo, ha invece preso in esame la situazione sismica globale, rilevando che nei sei giorni successivi agli eventi iniziali, il tasso di terremoti distanti, ossia più di 1500 chilometri dall'epicentro, con magnitudo di 5,5 o superiore, è quasi quintuplicato. Questo aumento ha interessato eventi con magnitudo fino a 7. Anche se il verificarsi scosse di assestamento distanti è abbastanza comune dopo i grandi terremoti, finora era stata registrata solo una scossa di assestamento a distanza di magnitudo superiore a 5,5.

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